
Vincenzo
Lunardi, un uomo che più di due secoli fà compì
un'impresa strabiliante per l'epoca: il 15 settembre del 1784, infatti,
come ricorda un cippo posto nel giardino dell'attuale ospedale di
Chelsea (Londra), egli fu "il primo viaggiatore aereo che attraversando
gli spazi volò per 2 ore e 15 minuti".
Una data storica dunque, che venne ovunque considerata quale successo
della chimica (studio di un gas meno pesante dell'aria) e della
volontà umana: fu l'inizio dell'era spaziale ed aeronautica.
Vincenzo Lunardi nacque a Lucca nel 1754 ed intraprese giovanissimo
lunghi viaggi all'estero, secondo le usanze dei signori del tempo
che amavano forgiare la propria educazione "oltr'alpe".
Compì studi diplomatici nei quali si distinse a tal punto
da raggiungere in breve tempo cariche onorifiche prestigiose: nel
1782 a Londra è segretario dell'Ambasciatore di Napoli e
principe di Caramanico.
Nel 1784, però il suo spirito eccentrico, avventuriero e
di "uomo libero", lo portò ad abbandonare questo
mondo di fasti per meglio vivere il suo innato spirito sognatore.

Nel 1984 rivissuta,
per la prima volta l'esperienza di Lunardi.
Per rievocare
l'ascensione storica di Lunardi, il 07 luglio del 1984, alle ore
16 un aerostato ad idrogeno, come quelli che pilotava l'ardito "argonauta",
si innalzò velocissimo nei cieli della Lucchesia, per poi
sparire agli occhi increduli della gente, in direzione di Firenze.
Un avvenimento "storico" che, assieme alla Contessa Caproni,
donna di antiche tradizioni aeronautiche, venne vissuto da un nostro
altro concittadino, il giornalista Massimo Raffanti, da anni esperto
paracadutista.
Il pallone, un ICAIT del volume di 1050 metri cubi e del diametro
di 12, 62 metri, era condotto dal capitano Enzo Cisaro, vera e propria
autorità nel campo dell'aerostatica nazionale ed internazionale.
"In balia dei venti, in quanto non è possibile direzionare
il pallone se non in variazioni di quota, all'ipotetica ricerca
del "soffio giusto", l'allegra comitiva si alzò
a circa 1700 metri di altezza, mostrando agli "intrepidi"
la bellezza della città di Lucca, le maestose Alpi Apuane
ed un velatissimo Appennino.
Con sotto l'Altopiano delle Pizzorne, le sontuose Ville del capannorese,
con i loro splendidi giardini, apparvero subito quale scrigno d'immense
ricchezze architettoniche e storiche.
"Volammo in direzione della Valdinievole e, assieme al gracidare
della radio di bordo, allo scricchiolio della cesta di vimini che
ci ospitava, ad un'occhiata al variometro ed al dosaggio della zavorra
(sabbia), tutti ricordano ancora l'assoluto silenzio circostante
ed uno strano, confortevole, senso di "leggerezza": eravamo
appesi ad una nuvola di foschia.
Il tempo sembrava essersi fermato e, dopo aver valicato il verdissimo
rilievo del Monte Albano, cartina alla mano, decidemmo, dopo ore
di volo, di perdere quota per atterrare alla periferia di Prato,
in quanto era rischioso tentare il salto dell'Appennino, vista l'ora
tarda del pomeriggio.
Alle 18, 15, mentre il capitano Cisaro, istruiva me e la contessa
Caproni sulle operazioni d'atterraggio, il momento divenne più
concitato: scendevamo fortissimo ed appena azionata "la corda
rossa", per far defluire l'idrogeno dall'involucro del pallone,
iniziammo a gettare zavorra per compensare la perdita di quota;
ci apparve subito un folla di gente curiosa che si concentrava nel
probabile punto d'atterraggio.
"Tenetevi forte" e, dopo aver sorvolato a bassa quota
un laghetto, con le anatre che fuggivano impazzite, ci fu il primo
contatto con la terra, un rimbalzo di sei metri in alto ed eravamo
su un prato, pieni d'emozione.
Il paesaggio tutt'attorno sembrava infuocato nel tramonto, mentre
un buon profumo d'erba ed un cielo terso sembravano ricordarci proprio
Lunardi."
(Massimo
Raffanti - "Toscana Qui" - Bonechi Editore - Firenze)
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